Eventi e sagre in Emilia Romagna a Marzo 2010

Marzo è per me uno dei mesi più belli dell’anno. L’aria inizia a intiepidirsi e il cielo azzurro mette allegria. La primavera è alle porte! Tutte le regioni italiane salutano la primavera con sagre ed eventi locali, che diventano una bella opportunità per trascorrere un weekend fuori porta.

Vi proponiamo una rassegna dei più importanti eventi e sagre del mese di Marzo per trascorrere un weekend in Emilia Romagna.
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Vacanze di primavera sul lago di Garda

Il Lago di Garda, o Benàco, o Bènaco (variante utilizzata sul lago e nelle zone limitrofe), è il maggiore lago italiano, con una superficie di circa 370 km². Cerniera tra tre regioni, la Lombardia (con la provincia di Brescia), il Veneto (provincia di Verona) e il Trentino-Alto Adige (provincia di Trento), esso è posto in parallelo all’Adige, da cui è diviso dal massiccio del monte Baldo. A settentrione si presenta stretto ad imbuto mentre a meridione si slarga ed estende, circondato da colline che rendono più dolce il paesaggio. Il lago è un’importante meta turistica, e viene visitato ogni anno da centinaia di migliaia di persone.

Il nome attuale, lago di Garda, è attestato fin dal medioevo, mentre Benàco era il nome con cui era conosciuto il lago fin dall’epoca romana. Il primo toponimo è di origine germanica, mentre il secondo addirittura celtico, precedente quindi al dominio romano, infatti la voce latina Benacus è quasi sicuramente di origine celtica, e indicherebbe un dato geografico del lago: bennacus, cioè dai molti promontori. Garda prende nome, invece, dall’omonima cittadina sulla sponda veronese del lago, il cui toponimo testimonia, insieme ad altre località meno conosciute del lago, come Gardone, Gàrdola, Gardoncino, Le Garde, Gardoni e Guàrdola, la dominazione germanica che va dal VI al VIII secolo, in particolare quella longobarda.

Nel lago ci sono cinque isole: la più grande è l’Isola del Garda su cui sorge un bel palazzo ottocentesco in stile settecentesco veneziano, e vicino a questa la seconda, l’Isola di San Biagio, anche detta “dei Conigli”, che dista circa 200 metri dalla costa (raggiungibile a piedi nei periodi di secca). Entrambe sono situate nei pressi di San Felice del Benaco, verso Salò sulla costa bresciana.

Un’altra isola, la terza per grandezza, è l’Isola del Trimelone famosa per essere stata una polveriera su cui sono stati raccolti ordigni inesplosi della prima e seconda guerra mondiale. Le altre due, più piccole, sono l’Isola del Sogno, anch’essa nei periodi di secca raggiungibile a piedi dalla costa distante appena 20 metri (penisola del sogno), e l’Isola degli Olivi. Esistono poi numerosi altri scogli, specie tra le isole del Garda e di San Biagio, che a seconda della stagione sono più o meno affioranti e che sono adeguatamente segnalati poiché costituiscono pericolo per la navigazione.

Il grande bacino del lago mitiga il clima semi-continentale della Pianura Padana e delle prime valli alpine, rendendo meno rigide le minime invernali e meno opprimenti i calori estivi. Vi sono da considerarsi comunque anche variazioni locali: gli effetti del lago solitamente si mantengono molto vicini alla costa, mentre già poche centinaia di metri da essa questi sono attenuati. L’effetto mitigatore del lago, comunque, è sempre dipendente dal regime di brezze, per cui anche località molto vicine possono avere temperature notevolmente diverse.

Ad esempio le zone costiere est-ovest risentono appieno dell’effetto mitigante dell’acqua, mentre altre zone come l’alto Garda trentino e le zone prossime alla Pianura Padana vedono gli effetti del lago in parte attenuati da vari fattori, soprattutto d’inverno. Le zone più miti del lago di Garda possono individuarsi con la riviera occidentale (Limone sul Garda, Gardone Riviera, Salò) e la zona di Desenzano del Garda-Sirmione. Più fredda risulta la bassa riviera orientale (Bardolino-Peschiera del Garda), maggiormente esposta alle masse di aria fredda presenti sulle campagne e pianure circostanti, e l’alto Garda trentino, influenzato dal cuscinetto di aria fredda invernale presente nella conca di Riva del Garda-Arco.

Il succedersi delle glaciazioni e dei disgeli contribuì, inizialmente, a formare una vegetazione simile a quella europea continentale, ma, dopo l’alluvione avvenuta nel VII secolo, il limite della foresta si alzò, e la vegetazione lacustre cominciò a caratterizzarsi in modo diverso: aumentarono le specie coltivate, tipiche ancora oggi del lago di Garda, in particolare il castagno, la noce, l’olivo, la vite ed i cereali, ma aumentò anche la varietà delle specie selvatiche, che rendono dal punto di vista dei botanici il lago eccezionale, grazie al clima che va da mediterraneo, sulla costa, ad alpino, nei monti che lo circondano (in particolare sul monte Baldo, il giardino d’Europa). Lungo le sponde del lago nella vegetazione spontanea spiccano i cespugli di rosa selvatica, la limonella, l’oleandro, la mimosa, l’acacia, la ginestrella e la forsizia.

Il lago di Garda non è stato oggetto, a differenza del Lago di Como, di un turismo di tipo aristocratico e letterario. I suoi grandiosi scenari richiamano piuttosto un turismo “di massa”, di tipo marittimo, anche a causa del carattere relativamente pianeggiante del territorio, adatto all’insediamento di grandi e numerosi centri ricettivi. Tutto cominciò alla fine dell’Ottocento, anche se, ovviamente, si trattava ancora di un turismo elitario che riguardava quasi esclusivamente la zona nord-occidentale del lago, per bontà di clima, per dovizia di acque, per varietà di prodotti, per grandiosità e giocondità di paesaggio, per cortesia di abitanti. Una delle prime località turistiche è stata Gardone Riviera, dove Luigi Wimmer, innamorato del luogo, decise di costruire un piccolo albergo, albergo che venne completato dopo la sua morte dalla moglie: questo venne ampliato nel tempo, fino a diventare uno degli edifici che costituivano il lussuoso Grand Hotel Gardone Riviera. Attorno a questo nacquero lentamente altri piccoli alberghi e ville, e, dopo che il vate Gabriele d’Annunzio fece qui costruire il Vittoriale degli Italiani, la fama del luogo accrebbe ulteriormente.
Un antico battello a ruota che trasporta passeggeri (soprattutto turisti) tra i principali centri abitati del lago. L’originale motrice a vapore è stata però sostituita con un motore diesel.

Nella riviera veronese il turismo arrivò, invece, ben più tardi, all’incirca negli anni Trenta del Novecento, quando venne realizzata l’attuale strada gardesana orientale lungo le sponde del lago (precedentemente in molti punti la strada non procedeva lungo la riva, ma più a monte). E con l’arrivo dei turisti si decise di realizzare dei “lungo lago”, cioè dei viali pedonali lungo le sponde del lago nei centri abitati: per realizzarli vennero però parzialmente abbattute numerose abitazioni che si affacciavano direttamente lungo (in alcuni casi sopra) il Garda.

Dal secondo dopoguerra il turismo ha avuto una sorta di trasformazione: ad un turismo con permanenza lunga si è affiancato il turismo “mordi e fuggi”, con una sosta breve, per il solo fine settimana o addirittura per poche ore. Il primo è alimentato da turisti che vogliono passare le ferie sul lago, provenienti da una vasta area (oltre ad italiani numerosi tedeschi, francesi, svizzeri, olandesi ed altri stranieri), mentre il secondo è alimentato da coloro che vivono a non più di qualche ora dal lago, e che vogliono passare qualche ora di svago. Entrambi i tipo di turismo sono stati cause di cambiamenti notevoli nell’organizzazione del territorio e dei centri abitati. Negli ultimi anni si sono sviluppati altri due tipi di turismo, quello escursionistico, per il quale sono stati realizzati adeguate infrastrutture, e quello della “seconda casa”, per il quale sono state introdotte nuove norme.

Durante l’alta stagione e le feste il traffico risulta essere molto intenso, e si è arrivati ormai alla completa saturazione delle rive, che sono quasi diventate un unico agglomerato urbano, con ville, alberghi, campeggi e molti altri edifici turistici, tutti distribuiti lungo l’unico asse di scorrimento, tanto che oggi è iniziata l’edificazione di strutture ricettive nelle zone di pregio più interne (Monte Baldo, Lessinia, Valpolicella, colline moreniche e valli bresciane).

Molti Hotel sul Lago di Garda aspettano i turisti che vogliono passare una vacanza di primavera tra sole, lago e divertimento.

Il Lago di Garda ti aspetta per una vacanza indimenticabile.

Vacanze di primavera a Vieste nel Gargano

Vieste è un comune di 13.414 abitanti della provincia di Foggia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana del Gargano.

Stazione balneare garganica, per la qualità delle sue acque di balneazione è stata più volte insignita della Bandiera Blu, riconoscimento della Foundation for Environmental Education.

È la città più orientale del promontorio del Gargano e della provincia di Foggia. La particolare situazione urbanistica di Vieste è legata al fatto che il Gargano, rispetto al resto della costa adriatica, è un corpo estraneo di origine carsica. Forma dunque un paesaggio montuoso caratterizzato da strati calcarei, spesso erosi dall’azione marina. Il paesaggio rende peraltro difficili le comunicazioni con i comuni vicini e con il capoluogo di provincia, Foggia, che dista peraltro 99 km.

La Cattedrale sorge in una delle zone più alte di Vieste, circondata da edifici poco meno alti. Il suo impianto tipico del romanico pugliese si ritrova in perfetta armonia con il campanile della chiesa, non particolarmente slanciato ma sapientemente progettato in stile barocco dopo un crollo nel 1772. La chiesa, Basilica a tre navate, reca tracce di continui adattamenti sovrapposti nel corso dei secoli. Nel complesso, rimane molto poco della struttura originaria medievale. Come le altre cattedrali della zona, è dedicata alla Maria Assunta.

Il Castello, massiccia costruzione fatta edificare dagli Svevi, domina il profilo della città vista da lontano con la sua figura imponente. A pianta triangolare, si distingue dagli edifici e dal paesaggio circostante per il suo colore bruno, e si erge a strapiombo sulle rocce calcaree che danno sul mare. Le tre punte del suo perimetro sono rinforzate da caratteristici bastioni a punta. Fu danneggiato durante le incursioni veneziane e durante la prima guerra mondiale. È attualmente usato dall’esercito.

Nei pressi di queste costruzioni si trova la Porta ad Alt, caratteristica per l’arco acuto. Costituiva l’ingresso principale della città.

Lungo la costa è possibile ammirare alcuni trabucchi, antiche installazioni da pesca provviste di lunghi bracci in legno che sostengono una rete. È questo uno degli elementi storici che distinguono la zona garganica rispetto al resto della Puglia, per avvicinarla tendenzialmente alle province confinanti a nord (coste di Abruzzo meridionale e Molise).

La festa di S. Maria di Merino, il 9 maggio è una delle più importanti ricorrenze nel panorama locale. Attira ogni anno centinaia di viestani sparsi in tutto il mondo che ritornano al paese per assistere alla processione che partendo dalla Cattedrale, arriva fino al santuario, situato a 7 km circa dal centro abitato. La Madonna, portata solennemente in trono, attraversa il paese fino alla Villa comunale. Qui, dopo aver effettuato il cambio della cassa (viene riposta in un trono più leggero), viene portata a spalla dal popolo per tutti i 7 km fino al santuario. Particolare originale, sta nel fatto che la cassa è costituita in modo da procedere con la madonna rivolta verso i lati della strada, cosicché, durante il percorso d’andata è rivolta verso il mare e durante il ritorno è rivolta verso i campi, proteggendo, cosi, le due antiche principali fonti di sostentamento dei viestani. Analoga importanza è data alla festa di San Giorgio, il 23 aprile. La statua lignea del Santo, anch’essa conservata nella Cattedrale, viene portata in processione lungo le strade del paese assieme alle altre statue.
Un vicolo di Vieste.

Fino a qualche decennio fa, la festa era anche l’occasione per la tradizionale frittata che veniva offerta gratuitamente dall’amministrazione comunale ai cittadini e preparata dagli studenti dell’IPSSAR, scuola professionale alberghiera fra le più rinomate della regione. Oggi questa tradizione centenaria è ancora viva, anche se la famosa Collina di S. Giorgio, meta del successivo picnic a base di frittata, è stata soggetta ad urbanizzazione. Durante la festa di S. Giorgio, viene anche effettuata la tradizionale corsa di cavalli, sulla spiaggia di Pizzomunno (o della Scialara). La corsa, priva di sofisticate attrezzature di rilevamento ed affidata ad improvvisati giudici di linea, finisce spesso in bagarre, per l’attribuzione del primo premio. Da ricordare fra i vari “fantini”, “Str’sciott”, vincitore incontrastato di decine di edizioni negli anni ’60 e ’70 e Matteo “Cavallo”, del quale molti ignorano il vero cognome, detto cosi, per la sua passione smisurata per i cavalli.

La primavera sta arrivando e un week end a Vieste non è solo rigenerante, ma anche divertente e intriso nella cultura popolare. Tanti Hotel e Residence vi aspettano per coccolarvi.

Vacanze di primavera ad Abetone in Toscana

L’Abetone è situato nell’alta Montagna pistoiese, nell’alta valle del Sestaione ad un’altitudine di 1388 m. s. m., presso il confine con l’Emilia-Romagna e sorge presso l’omonimo Passo dell’Abetone. Alle spalle si trova l’Alpe delle Tre potenze, tra le cime più elevate della regione (1940 m), e da vette minore come il Monte Gomito (1825 m) e la Selletta (1720 m), mentre di fronte si trova il maestoso Libro Aperto (1937 m).

Abetone (mt 1388 slm) deriva il proprio nome da un enorme abete, tanto grande da non poter essere abbracciato neppure da sei persone con le braccia tese, che venne abbattuto per far posto alla settecentesca strada Modenese.

Prima di allora la località era nota come Boscolungo, nome che oggi identifica una frazione del comprensorio comunale (mt 1378 slm). Se la storia del primo nucleo abitato dell’Abetone è strettamente legata alla vicenda della via Modenese, i crinali appenninici circostanti furono interessati sin dall’antichità da importanti vie di collegamento. Sono difatti noti, almeno dall’età romana, itinerari transappenninici che, attraversate le montagne del pistoiese, collegavano il nord e il sud della penisola: sembra infatti che Annibale abbia utilizzato queste vie per scendere in Etruria. Anche se non conosciamo con esattezza il valico scelto dal condottiero cartaginese, una tradizione locale lo identificherebbe con l’alta Val di Luce (mt 1512 slm), a nord-ovest dell’Abetone, dove si trova, a mt 1798 di quota, il cosiddetto Passo di Annibale. Nonostante i valichi appenninici siano frequentati, soltanto nel 1732 si pose mano ad un primo progetto per una strada che, attraverso la alte cime, congiungesse Pistoia con l’Emilia Romagna. La nuova strada, voluta dl Granduca Gian Gastone dei Medici, fu però resa carrabile soltanto da Pistoia a Capostrada. Terra di confine tra il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena e la Repubblica di Lucca, la foresta dell’Abetone divenne meta privilegiata di fuggiaschi di ogni genere, che tra i boschi dell’Appennino trovavano comodi rifugi e facili vie di fuga. Con l’apertura della via Modenese, non solo sorsero fabbriche e locande, ma intere famiglie di contadini, ai quali erano stati concessi terreni dove costruire la propria casa, si trasferirono in montagna per provvedere al mantenimento della strada, dando così vita agli insediamenti che oggi costituiscono il Comune di Abetone. L’Unità d’Italia segnò un momento critico per l’Abetone, quando la scomparsa dei confini portò all’abolizione delle dogane e quindi del traffico ad esse connesso. A partire dal 1863, data dell’inaugurazione della Ferrovia Porrettana, la strada Modenese perse la funzione di principale collegamento tra la Toscana e l’Emilia Romagna. Gli anni dell’Ottocento e i primi del Novecento furono certamente di crisi, e l’economia locale rimase essenzialmente legata al lavoro dei boschi e alla produzione di carbone. Il primo sciatore si presentò in paese nel 1904, ma di turismo si cominciò a parlare quando l’Abetone venne “scoperto” da alcune famiglie della nobiltà italiana: tra coloro che vi soggiornarono si ricorda Giacomo Puccini, che vi possedette una villa. Un primo vero impulso turistico l’Abetone lo conobbe negli anni Trenta, quando l’ingegnere Lapo Farinati degli Uberti promosse lo sviluppo della Valle delle Pozze (oggi Val di Luce), con progetti che miravano alla realizzazione di un grande centro sciistico, con alberghi, piste ed impianti di risalita. Il secondo conflitto mondiale interruppe definitivamente i lavori nella Valle delle Pozze e per l’effettiva valorizzazione del comprensorio si sono dovuti attendere anni più recenti quando, anche grazie alla fama dei grandi campioni di sci Zeno Colò, Cellina Seghi e Vittorio Chierron, l’Abetone si è trasformato in una delle più celebri stazioni sciistiche d’Italia. Ai grandi sportivi sono dedicate cinque delle quaranta piste da sci che scendono dai versanti de Le Regine, del Sestaione (mt 1309 slm), del Passo della Selletta (mt 1711 slm), del Passo della Fariola (mt 1753 slm), del Passo di Annibale(mt 1735 slm), del Monte Gomito (mt 1892 slm) e di Faidello (mt 1288 slm). Due piste sono dedicate al ciclista Fausto Coppi che, nel 1940, ancora ignoto gregario, vinse il ventottesimo Giro d’Italia proprio al culmine del Passo dell’Abetone. L’Abetone è comune autonomo dal 1936. Sede del Comune: Abetone (mt 1388 slm) Frazioni: Boscolungo (mt 1378 slm), Le Regine (mt 1258 slm), Val di Luce (mt 1512 slm).

Lago Scaffaiolo

A differenza di altri laghi, il lago Scaffaiolo, che si trova a 1800 metri di altitudine, non è di origine glaciale: è stato generato dalle acque piovane trattenute dalle rocce impermeabili presenti in questa parte di Appennino e non ha né immissari né emissari. Il lago è stato sempre meta turistica, come lo dimostra numerosi documenti scritti da personalità illustri e la presenza di monete romane rinvenute nella zona. Una credenza popolare del passato racconta, che se qualcuno osava disturbare la tranquillità dell’acqua, su di lui si sarebbe abbattuta una terribile tempesta unita a nebbia e vento. Una curiosità: sembra che li nome Scaffaiolo derivi da “scaffa”, e cioè “conca”.

Durante la buona stagione Abetone, abbandonata la sua vocazione sciistica, diviene, in virtù delle numerose possibilità escursionistiche, luogo privilegiato per chi voglia vivere a contatto con il paesaggio, la flora e la fauna appenniniche. Se per una conoscenza approfondita dei sentieri è necessario far riferimento alla cartografia del Club Alpino Italiano (CAI), qui se ne suggeriscono alcuni di particolare interesse paesaggistico.

Da Boscolungo, con circa due ore e mezzo di cammino, per un percorso in forte pendenza ma assai suggestivo, si raggiunge il Monte Libro Aperto (mt 1937 slm), dal quale si gode un vastissimo panorama e da dove è possibile, dopo altre due ore, raggiungere il Monte Cimone che, con i suoi 2165 mt, è la più alta vetta dell’Appennino Tosco-Emiliano. Sempre da Boscolungo altri due percorsi di grande interesse raggiungono quote elevate: il primo, in tre ore, dopo aver oltrepassato le sorgenti del torrente Sestaione, conduce a FOCE DI CAMPOLINO (mt 1775 slm); il secondo, detto variante dei laghi, adatto a chi disponga di un’intera giornata, tocca i suggestivi laghi di alta quota. Tra questi, il Lago Piatto è situato nella VAL DI LUCE, in un aspro paesaggio dominato dall’imponente architettura dell’ALBERGO FARINATI.

La Val di Luce, ben attrezzata per gli sport invernali, si può raggiungere agevolmente anche percorrendo la SS12. Abetone, per offrire una migliore alternativa a lunghe ed impegnative escursioni, si è dotata di una fitta rete di facili passeggiate e, per coloro che vogliono conoscere approfonditamente la flora appenninica, anche di un ORTO BOTANICO, cui fa capo uno dei cinque itinerari dell’ECOMUSEO DELLA MONTAGNA PISTOIESE.

Durante la stagione invernale la frequentatissima stazione sciistica diviene meta privilegiata per gli appassionati della neve, che vi trovano piste di ogni grado di difficoltà e un paesaggio ampio, ove le cime brulle si alternano alle pendici boscose.

Una primavera che apre le porte sull’Abetone! Cosa c’è di meglio?

Weekend di Primavera a Norcia in Umbria

Come Norcia è racchiusa tra le sue mura (sec.XIII), così la sua valle è circondata da verdeggianti monti, che formano un anfiteatro naturale di ineguagliabile bellezza.
L’ampia pianura, era, nel Pliocene e nel Quaternario, la culla di un lago,svuotatosi in seguito a movimenti tellurici che aprirono un varco a sud-ovest della valle.
Nel tratto più depresso, dell’altopiano, per un’estensione di circa 70 ettari, si trovano una serie di prati, conosciuti con il nome di Marcite. La peculiarità di questi è il loro alto tasso d’umidità, scaturita da sistemi d’irrigazione esistenti da diversi secoli, probabilmente realizzati dai monaci benedettini.
L’acqua in abbondanza,qui confluisce dai monti e dalla vallata, permettendo la irrigazione permanente delle Marcite.
Un velo d’acqua,controllato da chiusi e canale, sommerge continuamente il suolo, cosi da, mantenere costante d’estate il livello d’umidità, ed impedire d’inverno il congelamento del terreno.
Questo sistema permette di lavorare l’area in qualsiasi stagione,tanto da ottenere dai 6 ai 10 tagli di foraggio l’anno.
Questa rarità ambientale,come gran parte dell’altipiano di S.Scolastica,fa oggi parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Risalendo le Marcite,subito sotto Norcia,troviamo una vena d’acqua molto apprezzata per le sue proprietà ipotensive,la sorgente del Salicone.
Continuando verso nord,oltrepassando il paese,possiamo ammirare,nella sua totale imponenza,Monte Patino (1883 m.),ai suoi piedi si apre una variegata valle,da dove partono suggestivi sentieri,per la grotta e la cima del monte,per Valle Castoriana nel preciano,per Val di Canatra,per il Pian Grande e Castelluccio.
A sud-t della piana nursina,ad una altezza di circa 1100 m. s.l.m.,troviamo un caratteristico paese: S.Marco.
Nel passato, importante era la sua ubicazione strategica,sorgendo nella zona di confine tra Norcia e il Regno di Napoli.
Da qui la veduta della valle è unica,le morbide vette che circondano il paese, creano forme ed ombre ineguagliabili: da percorrere è il sentiero che conduce ai Pantani di Accumoli,in direzione Monte dei Signori.
Cosi come è da visitare il vicino paese di Nottoria,con la sua secolare quercia.

In direzione nord-est, con venti minuti d’auto, da Norcia si raggiunge Castelluccio(1453), uno dei più elevati paesi degli Appennini.
Arroccato su di un colle, il paese, sembra stare a guardia della pianura, fu proprio per questo motivo che nacque il castello (SEC.XIII):per difendere il territorio dalle mire dei vicini marchigiani, e tutelare gli armenti dei nursini.
Dell’abitato primitivo resta soltanto la porta d’ingresso che immette sulla piazzetta della chiesa parrocchiale, dedicata a S. Maria Assunta. Le vie del paese sono disposte a terrazzi concentrici attorno alla sommità del colle. Curiose, sono le scritte a calce sui muri delle stalle: specie di manifesti murali fortemente satirici che alludono a fatti e persone del luogo.
Sicuramente , ciò che colpisce, il visitatore, appena arrivati al valico che porta verso il paese, è lo scenario che si apre davanti ai suoi occhi: un altopiano immenso,il Pian Grande,circondato da montagne e colline, su cui svetta, in tutta la sua maestosità, il Monte Vettore,la cima più alta dei Monti Sibillini (2476 m.).
Il Pian Grande (13,09 kmq),insieme al Pian Piccolo (2,34 kmq),al Pian Perduto (2,39 kmq) e Valle San Lorenzo(0,64 kmq),formano i famosi piani di Castelluccio, il bacino carsico più interessante dell’Italia centrale.
Nella parte più depressa del Pian Grande,vi è una profonda spaccatura del terreno e un insieme di doline e solchi,il Fosso dei Mergani-Inghiottitoio: qui vanno a confluire gran parte delle acque piovane e del disgelo.
I faggeti,uniche aree boschive,della zona, rappresentano l’habitat ideale per il picchio,la poiana,l’allocco,la ghiandaia,il fringuello,il merlo e per mammiferi come la lepre,lo scoiattolo,la volpe,il tasso.
Il lupo e l’aquila, animali tipici di queste zone, purtroppo oggi sono ridotti a pochissimi esemplari. Endemico del Lago di Pilato, all’interno del Monte Vettore, è il famoso crostaceo, Chirocephalus Marchesonii.

Festa di San Benedetto

L’arrivo della primavera viene celebrato a Norcia con i festeggiamenti in onore di S.Benedetto, patrono d’Europa,nato a qui nel V secolo.

La festa è oggi caratterizzata dalla Fiaccolata “Pro Europa Una”, che ogni anno parte da una diversa città d’Europa,per giungere a Norcia la sera del 20 Marzo,simbolo della diffusione del monachesimo benedettino nell’antico continente.

Il 21 Marzo si svolgono il “corteo storico” e l'”offerta del Pallio”,a rievocare le maestose cerimonie che nel passato il paese dedicava al suo santo protettore.

Infatti sin dal XII sec.,il libero Comune di Nursia, regolamentò le celebrazioni,che duravano 4 giorni,organizzandola nel seguente

programma:

-Processione della Vigilia ove dovevano partecipare: i Magistrati,le otto Guaite e le coorporazioni delle Arti e Mestieri;

-Liberazione di un carcerato;

-Celebrazione della Messa da parte dell’Abate benedettino, alla quale dovevano presiedere tutte le cariche ufficiali del tempo;

-L’offerta dei pallii da parte dei 27 castelli di Norcia;

-Corsa al pallio coi cavalli;

-Corsa all’anello (o degli asini) per adolescenti;

-Fiera di S.Benedetto con franchigia dalla dogana per le merci.

Molteplici sono le attività artigianali della valle nursina,fondate su antiche tradizioni. Camminando tra i vicoli di Norcia è tuttora possibile sentire il battito dei pesanti martelli sull’incudini,battito che da secoli ritma il lavoro nelle officine dei fabri e maniscalchi. La lavorazione del ferro è di ottima qualità,già nel 1500 permetteva la produzione dei “Ferri” per le scuole chirurgiche di Preci e Norcia. Secolari sono anche le lavorazioni dell’oro,della lana e del legno. Un particolare ricordo va a l’Arte dell’intaglio dei “lignari”,tra il XVI e il XVII secolo si eseguirono capolavori d’intarsio,che,in parte,ancora abbelliscono molte chiese umbre. Norcia,comunque,è conosciuta a livello internazionale,in particolar modo per la lavorazione delle carni suine, tanto che per la lingua corrente norcino è colui che prepara e vende il maiale.

Norcia è il luogo ideale dove rigenerarsi e vivere al meglio una vacanza, correte a prenotare….

Vacanze di primavera a Riva del Garda

Riva del Garda è un comune di 15.693 abitanti della provincia di Trento. Fa parte del Comprensorio Alto Garda e Ledro.

Riva del Garda (in Trentino chiamata per lo più semplicemente Riva) è situata nell’angolo nord-occidentale del Lago di Garda. Sul lato ovest si erge a picco il Monte Rocchetta (1575 m) mentre su lato est sorge il Monte Baldo (2218 m).

Le prime notizie certe vedono Riva (Ripa) aggregata in epoca romana al municipium di Brescia.
Del periodo pre-romano si hanno importanti ritrovamenti, ma non sappiamo con certezza come fosse la cittadina, né se la sua popolazione fosse retica o gallica.
Sono nominate le popolazioni dei Benacenses e dei Sabini, oltre ai Galli Cenomani. Da non sottovalutare influssi etruschi, forse giunti in zona dalla pianura Padana proprio in seguito al calare di stirpi galliche (celtiche) attraverso le montagne lombarde.
Di epoca romana numerosi ritrovamenti, si sa che a Ripa esisteva un collegio nautico e che un certo Metellio, tribuno militare, fece costruire qualcosa (un castello?) nella parte più alta della cittadina, località detta in loco “Marocco” (sasso).
Importanti scavi presso il Monte S.Martino (o Luna), nei pressi della frazione di Campi, stanno mettendo in luce un villaggio-santuario fortificato di epoca preromana e romana, abbandonato successivamente (perché ormai posto “pagano?”) anche se nei pressi per secoli funzionerà la chiesetta di S.Martino, assai venerato in epoca longobarda.
Caduto l’Impero Romano, Riva passa di mano più volte seguendo dominazioni di Goti, Longobardi, Franchi… ma entra ben presto nella sfera d’influenza del Principe Vescovo di Trento, pur rimanendo in sostanza un libero comune (Statuti propri). Seguono periodi di dominazione Scaligera veronese, Viscontea, Veneziana.
Di questi ultimi la costruzione del Bastione, edificato agli inizi del 1500 sopra una preesistente fortificazione medioevale, sul dosso detto dei Germandri. Nei pressi, sopra il colle (castelliere preistorico) di S.Maria Maddalena, resiste al tempo l’antica omonima chiesetta, e il torrione (a sua volta utilizzato come chiesetta) di S.Giovanni in località Pinza, lungo la secolare strada che collegava Riva al Bresciano, via Campi/Trat/val di Ledro.
Nei pressi del valico di Trat (punta La Rocca) resistono i resti del piccolo castello costruito dai Rivani nel Medioevo proprio per controllare il passaggio. Nei suoi pressi (valle dei Morti) si svolse una furiosa battaglia tra Viscontei e Veneziani.

Il turismo è la voce più importante nell’economia di Riva del Garda. Esistono anche attività manifatturiere quali l’industria della carta, l’artigianato e l’industria del trasporto su gomma.

Notevole è la chiesa Dell’Inviolata, a pianta centrale, con l’interno decorato in stile barocco e che la tradizione vuole progettata da un architetto portoghese. Diversi edifici quali, la centrale elettrica, l’hotel Sole, il complesso della Spiaggia degli Olivi, piazza San Rocco, l’asilo infantile sono opera dell’architetto rivano Giancarlo Maroni, noto come l’artefice del Vittoriale, dimora di Gabriele D’Annunzio a Gardone.

I principali monumenti storici sono il palazzo Pretorio (1375), che sotto la loggia ospita lapidi romane, medioevali e moderne; la Rocca, fortezza sul lago del XII secolo circondata da canale con ponte levatoio; le porte nelle mura medioevali; la torre Apponale prospiciente il porto; il Bastione, fortezza veneziana costruita sulle pendici del Monte Rocchetta ad una altezza di circa 160 m.

Di notevole interesse paesaggistico sono il Lago di Tenno (6 Km a nord), il Lago di Ledro (5 Km ad ovest) con il suo museo di paleoetnografia e le Cascate del Varone (3 Km a nord) pure di grande interesse geologico. Molto bella la piccola frazione di Pregasina (km. 7 direzione val di Ledro) con spettacolare veduta sul lago di Garda.

Con i suoi due porti, Riva del Garda è assai attrezzata per gli sport della vela e del windsurf (i venti soffiano regolari: al mattino, soprattutto verso la zona di Torbole, il “Pelèr” da nord e al pomeriggio l'”Ora” da sud). La barca “Riva del Garda” ha vinto nel 2002, 2006 e 2007 il giro d’italia a vela e si è sempre piazzata sul podio nel 2003 (terza) e nel 2004 e 2005 (seconda) con il rivano Gianni Torboli al timone. A Riva del Garda sono presenti anche alcune palestre di roccia.
La città è anche paradiso per migliaia di ciclisti di tutte le nazionalità, che ogni anno si riuniscono per uno dei festival più importanti nell’ambito della mountain bike: il “bike festival” che ha fatto registrare oltre 20.000 visitatori nell’ultima edizione. Tutto questo grazie alla morfologia della valle che unisce montagne con picchi oltre i 2000 metri con il lago, rendendo la zona unica per le escursioni in mountain bike. Ma lo sport più seguito e “discusso” in città è probabilmente il basket: la principale squadra è la G.S. Basket Riva GS Riva Gardacartiere, che milita da ormai 10 anni nel campionato di pallacanestro italiano di Serie B1.

A Riva del Garda potrete vivere le vostre vacanze di primavera aspettando l’estate, tra prati, laghi, agriturismo, alberghi e hotel di lusso.

Cosa aspettate, prenotate!