Pasqua 2010 in Italia: le più belle località ed offerte per la tua vacanza

Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. E soprattutto dove vuoi! In questo periodo, piazze e strade dei Paesi italiani più caratteristici diventano il palcoscenico di rappresentazioni religiose e celebrazioni sacre. Le accompagnano vivaci sagre e tradizioni folkloristiche, all’insegna della gastronomia e delle consuetudini locali. Ecco alcune località della nostra penisola dove la festa della Resurrezione è più sentita: luoghi ideali per trascorrere la Pasqua in Italia.

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Vacanze di Pasqua last minute su Informavacanze.it

La Pasqua è la festa che apre le porte alla bella stagione. Le famiglie, le coppie e i gruppi di amici si organizzano per passare un’indimenticabile soggiorno di due tre o più giorni nelle località marine, di montagna, luoghi di benessere o vacanze culturali immerse nell’arte antica.

Le tradizioni delle uova, delle colombe dei giochi in piazza e della gastronomia pasquale rendono unica la vacanza di Pasqua. Ogni anno in molte località si ripetono tradizioni tramandate di generazione in generazione, grazie a questo il turismo ne trae ottimi benefici.

Molte offerte last minute per Pasqua con pacchetti vacanza all inclusive, volo + hotel + soggiorno + escursioni sono presente nel sito di Informavacanze.it.
Non c’è che l’imbarazzo della scelta, mare e montagna, laghi e campagna, arte e cultura, benessere e relax, sport e divertimento.

Vacanze al mare sulla Riviera Adriatica, nella Romagna, nel Veneto, fino alla splendida Puglia, oppure in Liguria e sul litorale della Toscana, per assaporare l’atmosfera balneare estiva.

Vacanze in montagna in Trentino, in Alto Adige e sulle Dolomiti per approfittare delle ultime possibilità di sciare.

Vacanze benessere in wellness Hotel dotati di centri benessere per rigenerarsi e riacquistare la forma fisica.

Vacanze rurali in campagna in agriturismo a contatto con l’antica tradizione contadina

Vacanze culturali nelle città d’arte quali Venezia, Roma, Firenze, ma anche nei piccoli borghi antichi disseminati sul territorio italiano, per scoprire e ammirare i loro tesori artistici e culturali.

Viaggi e vacanze all’estero con destinazione balneare nei mari caldi o viaggi culturali per conoscere i tesori artistici, la cultura e le tradizioni degli altri popoli.

Una vacanza a Pasqua per lasciarsi alle spalle il grigiore dell’inverno, soddisfare la voglia di evasione e ritrovare il benessere del corpo e della mente.

Fate presto avete ancora poco tempo per prenotare il vostro soggiorno che apre la stagione del sole, del mare, del divertimento e del relax.

Vacanze di Pasqua a Positano

Positano è un comune di 3.862 abitanti in provincia di Salerno, appartenente geograficamente alla splendida Costiera Amalfitana.

Grazie al clima mite ed alla bellezza del paesaggio, Positano è stato un luogo di villeggiatura sin dall’epoca dell’Impero Romano, come attestano il rinvenimento di un villa e di ulteriori rinvenimenti recentissimi, risalenti al 2004. Tipiche le tantissime “scalinate” che dall’alto del paese giungono in basso, alla spiaggia. Le spiagge principali sono: la Spiaggia Grande e Fornillo, entrambe raggiungibili a piedi. Le altre sono: La Porta, Arienzo, San Pietro Laurito. Tutte raggiungibili principalmente via mare. Positano è raggiungibile anche con un mezzo di trasporto pubblico, il Metrò del mare.

Leggenda della Madonna Assunta e del nome di Positano

La leggenda narra che, tanti anni fa, all’incirca nel XII secolo d.Cr., una nave che trasportava un quadro della Madonna Assunta, di tipo Bizantino, stesse solcando le acque del Mar Tirreno, dinnanzi all’allora paesino di Positano. C’era bonaccia ed il veliero non riusciva in nessun modo a riprendere il mare, quando i marinai, monaci Benedettini, sentirono una voce che diceva “POSA POSA”… Posa Posa, ovvero fermatevi li, in quel posto, quasi proveniente dal quadro della Vergine Maria. Così si avvicinarono alla riva. I Positanesi, che da questo evento presero il loro nome, presero il quadro della Vergine e lo portarono nella Chiesa che oggi è situata nella piazza centrale del paese, Piazzetta dei Mulini. La lasciarono lì, ma al mattino miracolosamente questo era sparito e fu ritrovato vicino al mare, su di un campo di ginestre. Si pensa che anche lì ci fosse stato un miracolo, in quanto il quadro era arrivato li da solo. Fu così allora che i Positanesi iniziarono in quel punto la costruzione della nuova chiesa dedicata, appunto, a Maria Assunta, festeggiata con ogni onore il 15 agosto di ogni anno. Oggi la chiesa è una delle più belle presenti in Italia. Tra gli abati commendatari che ressero l’abbazia di Positano ricordiamo il cardinale Vincenzo Maria Orsini, divenuto poi Papa Benedetto XIII.

La Gastronomia

I panorami culinari sono da ricercare sicuramente negli ingredienti scelti per preparare le tante gustose pietanze che rendono ricchi e succulenti i menù di ogni ristorante sulla spiaggia di Positano.
Nei ristoranti di Montepertuso, così come nei ristoranti della spiaggia grande di Positano, vengono rigorosamente adoperati ingredienti assolutamente freschi.

Il numero delle specialità marinare a Positano, in ogni caso, è particolarmente ricco e risulta capace di provocare il coinvolgimento di tutti i sensi.
Il pesce fresco utilizzato, infatti, consente di assaggiare i più autentici sapori del mare, e mentre la vista viene catturata dalla preparazione delle singole pietanze, una gradevole brezza marina consente di accompagnare ad esso il profumo del mare di Positano.
Pensare che i ristoranti di Positano siano in condizione di offrire “solamente” squisiti frutti di mare, o crostacei, molluschi e pesci di primissima qualità e particolarmente gustosi, però, è un grosso errore.
Il mondo della gastronomia a Positano, infatti, offre una varietà di scelta tale da suscitare un sentimento sbalorditivo.
Tra quelli che sono considerati come i piatti tipici locali a Positano, ad esempio, spiccano anche quelli che prevedono l’ utilizzo dei buonissimi formaggi dei Monti Lattari che sovrastano la Costiera Amalfitana e che assicurano approvvigionamenti giornalieri e la freschezza anche dei latticini e delle verdure.

Gustare una parmigiana di melanzane in un ristorante positanese, equivale ad assicurarsi l’ estasi del palato, anche se l’ esempio appena citato è sicuramente riduttivo rispetto alle infinite possibilità di scelta che presenta il repertorio gastronomico di Positano che risulta assolutamente fantastico.
Un suggerimento: volete davvero assaggiare un piatto tipico locale in Vacanza a Positano?
Chiedete agli abitanti della zona e fidatevi dei camerieri.

La vacanza di Pasqua a Positano sarà meravigliosa, il clima e l’atmosfera ideale vi incanterà immediatamente. Gli hotel Positano sono organizzatissimi e per tutte le esigenze, pensate alla tavolata di Pasqua con tutta la vostra famiglia al completo, nella cornice della bellezza del sole e del mare di Positano. La vacanza di Pasqua a Positano vi darà una gioia immensa anche per il benessere Positano che offre a tutti i suoi turisti .

Vacanze di Pasqua a Taormina

Taormina (ME) (Taurmina in siciliano) è un comune di 10.991 abitanti della provincia di Messina. E’ uno dei centri turistici di maggiore rilievo di Sicilia. Il suo aspetto, il suo paesaggio, i suoi luoghi, le sue bellezze naturali, i suoi tanti monumenti antichi, riescono ad attirare turisti provenienti da tutto il mondo.

Sull’origine di Taormina (Tauromenion, Tauromenium) molte sono le notizie, ma incerte per documentazione e poco attendibili.

Diodoro Siculo nel 14° libro attesta che i Siculi abitavano la rocca di Taormina, vivendo di agricoltura e di allevamenti di bestiame, già prima dello sbarco dei greci di Calcide Eubea nella baia di Taormina (753 a.C.), dove alle foci del fiume Alcantara, fondarono Naxos (odierna Giardini Naxos), la prima colonia greca di Sicilia. Dionisio di Siracusa ,di origine dorica,ed alleato di Sparta nella guerra contro Atene, tollerò per un po’ la presenza degli Ionici di Calcide Eubea a Naxos,alleati di Atene, ma poi mosse contro di essi che andarono ad occupare la parte a valle del Monte Tauro in, cui vivevano i Siculi insieme ad altri jonici che si erano precedentemente lì insediati da Naxos.

Numerose sono le manifestazioni e gli eventi che, ogni anno soprattutto nella stagione estiva, sono realizzati a Taormina. Scenario d’eccezione di concerti (musica classica e leggera), opere teatrali, opere liriche, grandi serate di spettacolo spesso riprese da emittenti radiotelevisive (la cerimonia per la consegna dei Nastri d’argento, Festivalbar, la Kore, solo per fare qualche esempio) è il Teatro Antico. Dal 1983, gli eventi più significativi, sono realizzati nell’ambito di Taormina Arte, l’istituzione culturale che cura l’organizzazione della rassegna di musica, teatro e danza, considerata tra le più importanti nel panorama nazionale. Nella programmazione di Taormina Arte rientra anche il Taormina Film Fest, il festival del Cinema di Taormina, erede della Rassegna Cinematografica di Messina e Taormina, nata nel 1960, che per un ventennio ospitò i David di Donatello con la partecipazione dei più famosi personaggi dello spettacolo. Nell’ambito del Festival del Cinema sono consegnati, al Teatro antico, i prestigiosi Nastri d’Argento, premi assegnati dai critici cinematografici. Dal 2005, Taormina Arte, organizza, ad ottobre, il Giuseppe Sinopoli Festival, rassegna dedicata al grande direttore d’orchestra, scomparso nel 2001, per anni direttore artistico di Taormina Arte.

Taormina è raggiungibile mediante la Strada Statale 114 (Orientale Sicula) Messina-Catania, per mezzo dell’Autostrada A18 Messina-Catania uscendo al casello Taormina Nord (Spisone) o al casello Taormina Sud-Giardini Naxos (Trappitello), più adatto per raggiungere la zona costiera. Spisone dista 35 chilometri da Messina e 44 da Catania. Una stazione ferroviaria, Taormina-Giardini, nella quale fermano tutte le categorie di treni, la collega alla rete nazionale RFI. È collegata inoltre tramite autolinee all’Aeroporto di Catania-Fontanarossa, a 67 km, e a quasi tutti i centri importanti della Sicilia. Una funivia collega la zona costiera di Mazzarò (frazione di Taormina) con il centro della città.

La Pasqua a Taormina è un evento dolcissimo e romantico. Molti Hotel vi aspettano per gustare le specialità del posto e vivere con le famiglie o in coppia la Pasqua 2009.

Taormina è tradizione, cultura, bellezza architettonica e naturale. Cosa aspettate? Prenotate.

Vacanze di Pasqua in Val di Fassa

La Val di Fassa (in ladino Val de Fascia e in tedesco Fassatal) è una delle principali valli dolomitiche ed è situata nel Trentino nord-orientale.

Costituita da sette comuni, è attraversata per intero dal torrente Avisio, un affluente di sinistra del fiume Adige. La valle è circondata da alcuni dei più importanti massicci delle Dolomiti: i Monti Pallidi, la Marmolada, il Gruppo del Sella, il Sassolungo, il Gruppo del Catinaccio, ma anche da montagne a litologia non dolomitica quali il Buffaure e i Monzoni.

È l’unica valle trentina (assieme alle valli di Gardena e Badia in Alto Adige e alla valle di Livinallongo e parte della conca ampezzana in Veneto), dove tuttora si parla la lingua ladina (più precisamente il ladino dolomitico).

La Val di Fassa è collegata alle altre valli dolomitiche attraverso numerosi valichi: il Passo San Pellegrino collega Moena con la Valle del Biois (BL) il Passo di Costalunga connette Vigo con la Val d’Ega (Alto Adige), mentre da Canazei è possibile raggiungere Livinallongo (BL) tramite il Passo Pordoi e la Val Gardena (BZ) tramite il Passo Sella.

Le attività che si svolgono in valle sono legate principalmente al turismo, sia estivo che invernale. Le località sciistiche della valle fanno parte del consorzio Dolomiti Superski, il più esteso al mondo. Le ski aree della valle sono le seguenti:

* Catinaccio-Rosengarten, presso Vigo e Pera di Fassa.
* Buffaure, presso Pozza, collegata poi verso il Ciampac di Alba di Canazei.
* Belvedere/Col Rodella di Canazei/Campitello, di notevoli dimensioni, collegata con Val Gardena (BZ) e Arabba-Marmolada (BL). Da qui si può partecipare al giro del dolomitico Gruppo del Sella, chiamato Sellaronda.
* Tre Valli presso Moena e Passo San Pellegrino-Falcade(BL).

Per quanto riguarda il turismo estivo, è possibile utilizzare i mezzi di risalita invernali per raggiungere i punti di accesso più comodi per numerose escursioni, caratterizzate da laghi alpini, boschi e pareti rocciose.

Nella valle è molto forte la tradizione popolare, legata alla cultura ladina. In valle sono conosciute favole, leggende e racconti popolari legate ai maestosi monti che le fanno da contorno. A Vigo di Fassa, centro amministrativo della valle, hanno sede l’Istituto Culturale Ladino Majon di fascegn e il Museo Ladino. In ogni paese c’è una chiesa dall’architettura caratteristica della zona trentina e del vicino Alto Adige.

I comuni che ne fanno parte sono, da sud a nord, Moena, Soraga, Vigo di Fassa, Pozza di Fassa, Mazzin, Campitello di Fassa e Canazei.

La Val di Fassa, è una delle valli dolomitiche più belle d’Europa con centri famosi, quali Moena e Canazei. Una cornice d’incomparabile bellezza con montagne che per 360 giorni all’anno
sono ammirate, fotografate, dipinte da artisti di mezzo mondo. Famose per i loro straordinari colori all’alba e al tramonto, il Catinaccio, il Latemar, il Sassolungo, il gruppo del Monzoni e
poi ancora la Marmolada e il Sella, il Pordoi sono godibili sia in estate che ininverno grazie a strade, funivie e seggiovie all’avanguardia.

In questa vallata da 2000 anni vivono i Ladini, che hanno conservato la loro identità a tal punto da parlare in Ladino quando si trovano tra di loro. Negli ultimi 20 anni sono “cresciuti” alcuni
ristoranti con una cucina di qualità superiore alle altre aree del Trentino, salvo eccezioni isolate. La cittadina in cui si sviluppa per primo questo fenomeno è Moena, dove si forma all’inizio degli
anni ’90 un gruppo addirittura di 5 ristoranti, uniti per far conoscere la loro realtà. Arriviamo quindi in Val di Fassa con due scopi: approfondire questo “fenomeno gastronomico”, capire come
mai si è verifi cato e se è successo perché qui vivono i Ladini. Scegliamo come meta Moena e ci fermiamo all’Hotel Alle Alpi, un ambiente molto piacevole dove i proprietari, Patrizia e Maurizio, coccolano con mille attenzioni i loro clienti. Siamo fortunati, lo chef dell’hotel, Claudio Vanzo, oltre a realizzare una buona cucina, è il presidente di un’associazione culturale, sorta per valorizzare il passato
artistico dei Fassani. Claudio ci racconta molte cose sulla sua gente, sui libri editati per far conoscere il loro passato artistico e sulle opere di Valentino Rovisi, addirittura allievo del Tiepolo.

In seguito percorriamo tutta la vallata, da Moena a Canazei passando per Soraga, Vigo, Pozza, Campitello, con una deviazione verso il passo di San Pellegrino per salire al Fuciade, un luogo
fiabesco rimasto intatto nonostante il passare dei secoli
. Nel nostro percorso incontriamo persone interessanti comeFabio Chiocchetti, direttore del museo ladino di Vigo (merita una visita),
L’antica cucina dei Ladini L’alimentazione di una normale famiglia fassana prevedeva al mattino pane di
segale e latte o in alternativa patate, il tutto accompagnato da caffè d’orzo.
A pranzo si mangiava polenta con formaggio, con latte o con burro assieme a crauti verdi o rossi, la cena era a base di patate lesse e minestra di latte. La domenica rappresentava la grande giornata in cui la famiglia poteva variare la propria dieta con cibi “più ricchi”, quali la minestra d’orzo con pezzi di
carne di maiale che contribuivano a farla diventare un piatto veramente succulento per quei tempi. In alternativa si preparavano i ravioli con un ripieno dolce di pere o fi chi secchi i cajoncie da fighes, che, per il gusto particolare, ancora oggi incontrano il favore del pubblico nei ristoranti. Soprattutto nei periodi in cui si doveva mangiar di magro si preparavano i tortelloni ripieni di crauti, i “rufi ei”.

Va detto che i crauti, ottimi per questa dieta visto il contenuto di vitamina C, erano presenti quotidianamente nella cucina fassana, veramente povera e carente di vitamine, proteine e grassi; il
burro o lo strutto erano infatti utilizzati in modo parsimonioso perché servivano come moneta di scambio con il sale. Questa cucina molto povera veniva arricchita con semplici accorgimenti,
un piatto in particolare ci ha colpiti, la zuppa di farina bruciata, la “jufa”, preparata con acqua o latte e burro in cui quando si poteva, veniva aggiunto durante la cottura un osso fatto andare in padella, in modo da staccare i residui di carne rimasti attaccati e insaporire il piatto. I Fassani erano noti per la capacità di allevare, oltre agli ovini, il maiale utilizzandolo in ogni sua parte come in tutte le zone povere; con il maiale si produceva sia speck, che salsicce nella versione luganega tipica di tutto
il trentino. In un certo senso la Val di Fassa, producendo questi due salumi, si pone come punto d’incontro tra due culture, quella altoatesina dello speck e quella trentina della luganega. Con il 1800 diventa importante l’allevamento del bestiame e gli alpeggi si riempiono nei mesi estivi di vacche al pascolo.

La produzione dei formaggi diventa consuetudinaria quasi in ogni casa. La burrifi cazione rappresentava un momento importante in cui l’intera famiglia era in apprensione per una credenza diffusa, secondo cui la maledizione delle streghe o gli scherzi degli spiriti dei boschi potevano interrompere la trasformazione della panna in burro. Questo è il motivo perché sul contenitore in legno, in cui si versava la panna per essere agitata e ottenere il burro, detto Zangola, si intagliavano o si dipingevano simboli religiosi o legati alla natura, quali fi ori o uccellini. I Fassani erano noti anche per l’abilità nel cacciare. In taluni casi quando in famiglia esisteva un cacciatore abile, nel giorno di festa comparivano sulla tavola il capriolo o il cervo, cucinati con erbe aromatiche, per stemperare il gusto del selvatico. Nelle feste comandate si preparava il “bracel”, un ciambellone con il caratteristico buco al centro, a base di farina di frumento, burro e uva passa, dolce tradizionale che a Capodanno i figliocci ricevevano dai propri padrini.

Le tradizioni sono tante, l’ospitalità dei Fassani e dei Ladini è massima. Pasare la Pasqua Ladina in Val di Fassa è un’esperienza che si vuole ripetere. Molti Hotel e strutture ricettive di ogni livello, vi aspettano con pacchetti ad hoc e pranzi di Pasqua organizzati nel rispetto della tradizione popolare.

La Val di Fassa è bellezza, tradizione e fiducia. Venite a vederla con i vostri occhi.

Pasqua a Porto Cervo in Costa Smeralda

Porto Cervo (in gallurese Poltu Celvu, in sardo Portu Chervu) è una frazione del comune di Arzachena, in provincia di Olbia-Tempio nella Sardegna nord-orientale, regione storico-geografica conosciuta col nome di Gallura. È il principale centro della Costa Smeralda e ha una popolazione residente inferiore ai 200 abitanti.

Rinomato luogo di villeggiatura è edificato attorno al profondo porto naturale, la cui forma ricorda quella di un cervo e domina i promontori sul mare, la curva del porto e le ville sparse, immerse nel verde. Il centro è costruito su di un piano rialzato rispetto al porto, con la sua famosissima piazzetta, i negozi, le buotique, mentre tutt’attorno i ristoranti, gli alberghi, i locali notturni e le ville si arrampicano fin sulle colline circostanti.

Costa Smeralda, nata per intuizione e genialità del Principe L’Aga Khan. Il suo porto è uno dei più grandi e attrezzati del Mediterraneo, sede del famoso Yacht Club Costa Smeralda organizzatore delle più importanti è avvincenti regate.

D’estate è una straordinaria sfilata di panfili, yachts e di personaggi famosi. Ogni giorno è un alternarsi continuo di appuntamenti con il jetset internazionale, avvenimenti sportivi, feste, oppure una partita al Golf Pevero Club, Al centro di Porto Cervo si può godere della mitica passeggiata e trovarsi per caso a fare shopping con divi del cinema è della televisione. Dalla piazzetta delle Chiacchere fino al Sottopiazza è un insieme di viuzze, finestre, balconcini, costruiti nel tipico stile della Costa Smeralda con tanti negozi dalle firme prestigiose, per poi proseguire sino alla piazzetta che si affaccia sul porto vecchio e godersi lo spettacolo degli yacth alla fonda nell’acqua cristallina, il tutto circondato da ville
stupende perfettamente inserite tra il verde della macchia Mediterranea.

E’ sicuramente da visitare la splendida chiesa di Porto Cervo ” Stella Maris ” che domina con una veduta straordinaria Porto Cervo marina, la vista è bellissima, lo Yacht Club, i negozi, centinaia di imbarcazioni, barche a vela e yacht, ormeggiati oppure in manovra per entrare ed uscire dal porto uno spettacolo indimenticabile.

Sulla strada per la Costa Smeralda, mentre ci avviamo per Porto Cervo, la prima spiaggia che si incontra è quella di Portisco, segue L’Arena Bianca, il nome viene dato proprio dalla caratteristica della sabbia che è bianchissima. La spiaggia inizia con un promontorio frastagliato e l’intero arenile sembra racchiuso in una splendida conca circondata dalla macchia mediterranea, la spiaggia è attrezzata per tutti gli sport d’acqua. La costa prosegue con la località di Razza di Iuncu, un insieme di tante piccole spiagge e anfratti più facile da raggiungere dal mare che da terra.

Proseguendo per ordine anche di importanza e grandezza ,troviamo la spiaggia più grande della Costa Smeralda Liscia Ruia meglio conosciuta dai vacanzieri come Long- Beach, Liscia Ruja – Longh Beach ritrovo abituale dei frequentatori delle notti della costa e di tutti i Pubblich Relations delle discoteche. La spiaggia è dotata di servizi è noleggio per attività acquatiche. Nella zona si trova il promontorio di Capriccioli caratterizzato da due spiagge una di fronte all’altra divise da un grande parcheggio. Dopo Long-Beach molto più piccola ma non per questo meno bella o importante arriviamo a Petra Manna conosciuta anche come la Celvia un lembo di sabbia racchiuso nella macchia mediterranea e circondata dalle più belle ville della zona.

Pasqua a Porto Cervo è un’esperienza unica e indimenticabile, per il fascino, l’eleganza e la poesia che si respira in questa terra. Gli hotel sono a vostra disposizione per rendere la vostra vacanza di Pasqua un momento di divertimento e relax nel comfort ai massimi livelli.

Porto Cervo è la perla della Costa Smeralda.

Vacanze di Pasqua o di Primavera a Rapallo nel Tigullio

Rapallo (Rapàllu in ligure) è un comune italiano di 30.434 abitanti della provincia di Genova in Liguria, distante dal capoluogo circa 30 km.

È il sesto comune della Liguria per numero di abitanti – preceduto da Genova, La Spezia, Savona, Sanremo e Imperia – e il primo nel comprensorio del Tigullio.

Per tradizione, vi sono tre diverse modalità di indicare gli abitanti della città: i rapallini (in dialetto genovese rapallin) coloro che sono nativi di Rapallo o rapallesi coloro che semplicemente risiedono nella città ligure. Un’ulteriore appellativo è la dicitura ruentini, usato più raramente nel gergo locale.

Rapallo si trova nella parte occidentale del Golfo del Tigullio, incastonata nel golfo che prende il suo nome, tra la piana dei due principali torrenti quali il Boate – chiamato storicamente Bogo – e il San Francesco nella parte orientale della città. Il territorio comunale è attraversato da numerosi corsi d’acqua e rii minori dove, nei secoli, si sono sviluppati i primi nuclei abitativi corrispondenti alle odierne frazioni rapallesi.

L’estensione della città si sviluppa soprattutto nel suo immediato entroterra, dominato da zone prevalentemente pianeggianti e collinari, dovuto al grande sviluppo urbanistico nell’immediato dopoguerra.

Alla città è stata conferita nel 2007 la Bandiera Blu per la qualità dei servizi del porto turistico (Porto Carlo Riva).

Nei secoli scorsi le chiese e le loro parrocchie hanno certamente contribuito allo sviluppo non solo religioso, ma anche a formare piccole comunità guidate dalle figure principali dei vari parroci. Di fatti da come si apprende nei vari documenti storici, soprattutto riguardanti al primo millennio, i singoli abitanti ricercavano nella propria chiesa o parrocchia una sorta di guida spirituale e morale che li guidasse nella loro vita quotidiana.

Quasi tutte le frazioni sono guidate da una propria parrocchia autonoma, distaccate da quella centrale rapallese. Il quartiere di Sant’Anna nonostante sia parte integrante della città ruentina è parrocchia autonoma a seguito della numerosa popolazione abitante nel quartiere. Attualmente si sta provvedendo alla costruzione di una nuova chiesa dedicata alla santa patrona del quartiere, dopo una lunga richiesta durata quasi trent’anni. Altre chiese sono state costruite in epoca molto più moderna, come la chiesa di San Gerolamo Emiliani (costruita intorno agli anni sessanta) o la chiesa di San Giovanni Battista nel quartiere cittadino di Via Betti.

Il Santuario di Montallegro

Costruito su un colle a 612 metri sul livello del mare dopo l’apparizione della Madonna al contadino Giovanni Chichizola il 2 luglio del 1557, il santuario di Nostra Signora di Montallegro è considerato uno dei principali santuari mariani della Liguria. Patrona di Rapallo e del suo antico Capitaneato dal 1739, nonché compatrona della diocesi di Chiavari assieme a Nostra Signora dell’Orto di Chiavari, il santuario è meta di pellegrinaggio soprattutto in occasione delle annuali festività patronali, celebrate nei primi tre giorni di luglio. Edificato nel 1558 con fondi degli stessi abitanti rapallesi sul luogo dell’apparizione mariana, la struttura fu notevolmente trasformata nel corso dei secoli XVII e XIX. L’odierna facciata, dell’architetto Luigi Rovelli, è del 1896.

Basilica si S.S Gervasio e Protasio

Situata nell’immediato centro storico rapallese, l’attuale chiesa parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio fu ricostruita tra il XVII e XVIII secolo in sostituzione di un precedente edificio di culto medievale. Secondo una targa commemorativa presente nella basilica stessa l’intitolazione ai due Santi potrebbe essere risalente al 1118, con bolla pontificia di papa Gelasio II, anche se su tale data gli storici non abbiano mai trovato di fatto una fonte certa. Anticamente la sua giurisdizione parrocchiale si estendeva dal borgo di Portofino fino all’abitato di Rovereto (oggi diviso in due frazioni distinte nei comuni di Zoagli e Chiavari), ma ancora oggi la sua parrocchia, dopo le successive divisioni territoriali, è considerata la più numerosa della diocesi di Chiavari con circa 18.000 abitanti. L’attiguo e alto campanile, pendente, è del 1753.

I Borghi e le Torri

Anticamente il borgo di Rapallo, cuore del centro storico e sede delle più importanti attività artigianali e istituzionali, era racchiuso nel periodo medievale da una cinta muraria e cinque porte garantivano il passaggio obbligato per accedervi. Proprio un decreto del Senato della Repubblica di Genova, datato al 12 febbraio del 1629, decretava l’allora Comune di Rapallo come “borgo murato”. Studi più approfonditi, tra i quali quelli dello storico Arturo Ferretto, hanno evidenziato che in realtà il senato genovese decretò Rapallo cinto non da mura, di cui non esistono ad oggi tracce tangibili, ma bensì dalle alte case e dalle vie strette – i tipici caruggi liguri – che proprio per la loro conformazione urbana garantivano una sorta di cittadella murata. Già nel XV secolo l’umanista e cancelliere della Repubblica, Jacopo Bracelli, descrisse il borgo rapallese Burgum et terra sine muro tutissima propter passus strictos territorii.

Per accedere al borgo bisognava oltrepassare cinque porte: la “Porta Occidentale” o “degli orti” – situata nei pressi tra la basilica dei Santi Gervasio e Protasio e l’odierno Corso Goffredo Mameli – demolita nel 1874; la “Porta Aquilonare” o di “Sant’Antonio” – sita vicino all’omonimo ospedale, il quale diverrà in seguito la sede odierna del municipio – che verrà abbattuta nel giugno del 1702 per iniziativa dei protettori dell’ospedale; la “Porta di Pozzarello” o “del Molinello” – situata nella parte finale di Via Venezia (l’antica Rolecca) con l’argine del torrente San Francesco – demolita secondo una memoria storica del Cav. Stefano Cuneo nel 1810; la “Porta Orientale” o “di San Francesco” – nella parte a levante nei pressi della foce del torrente omonimo – demolita nel 1821 per l’ampliamento della strada per Zoagli – Chiavari.

L’unica porta del borgo storico ad oggi sopravvissuta alle necessarie demolizioni è la “Porta delle Saline”. Essa si affacciava sulle saline rapallesi, monopolio della famiglia genovese Doria, racchiudendo a ponente l’accesso. Nei secoli abbellita con le tipiche colorazioni in stile genovese e con la raffigurazione pittorica del quadretto bizantino donato, secondo la leggenda, dalla Madonna nell’apparizione mariana del 2 luglio 1557, ancora oggi divide il lungomare dal centro storico.

Il controllo del borgo si basò nei secoli soprattutto con l’uso delle numerose torri sparse lungo le colline antistanti Rapallo. Nel territorio rapallese delle tante erette nei secoli precedenti solo quattro sono sopravvissute a crolli o demolizioni necessari. Si possono citare la: Torre dei Fieschi, Torre Baratta e la Torre dei Morello.

Rapallo è il luogo ideale dove passare la Pasqua o un week end di primavera in questo periodo bellissimo dell’anno. Hotel di ogni genere, agriturismo e bed & breakfast al servizio dl turista.

Rapallo vi aspetta numerosi.

Vacanze benessere a Pasqua a Senigallia

Senigallia è una città di 44.188 abitanti (2007) in provincia di Ancona; è il secondo comune della provincia per popolazione, dopo il capoluogo.
È una delle principali località turistiche delle Marche, richiamando visitatori da ogni parte d’Italia e d’Europa, anche grazie alla famosa spiaggia di velluto. Dal 1997 Senigallia si fregia ininterrottamente della Bandiera Blu, il riconoscimento che la FEE (Foundation for Environmental Education) rilascia alle località che garantiscono qualità delle acque di balneazione, attenzione alla gestione ambientale, informazione all’utente, servizi e sicurezza in spiaggia.

La cosa bella di Senigallia è che non ha bisogno di puntare su di un solo elemento per essere ricordata e per accaparrarsi una solida fetta di mercato.
E’ come una pietanza così ricca e nutriente che sarebbe impossibile ricondurre ad un solo ingrediente principale.
Certo, si potrebbe parlare della bellezza del suo litorale , della sua spiaggia accogliente e del suo mare pulito . Tuttavia fermarsi a questo dato significherebbe non rendere giustizia agli altri tratti del volto della nostra città, non meno attraenti e suggestivi.
Significherebbe dimenticare lo splendore delle nostre piazze e monumenti , la vocazione all’ accoglienza della nostra gente, la ricchezza dei musei , l’eccellenza della nostra tavola .
In una parola, vorrebbe dire non dare conto fino in fondo della qualità della vita all’ombra della Rotonda, che è invece uno degli aspetti salienti della vacanza “made in Senigallia”.
Ed allora se proprio dovessimo dare un consiglio ai turisti che sceglieranno la spiaggia di velluto come meta per le proprie vacanze, raccomanderemmo loro di non imporsi tempi troppo stringenti.
Perché la vacanza a Senigallia va assaporata lentamente, in compagnia delle persone più care e facendosi avvolgere dai suoi colori morbidi, come durante una passseggiata in riva al mare verso il tramonto. Ed allora sì che sarà davvero una vacanza da favola.

DA VISITARE

ROCCA ROVERESCA

Fulcro delle difese a mare, l’attuale edificio è il risultato della sovrapposizione di strutture difensive succedutesi nei secoli. Nella sua attuale configurazione fu voluta da Giovanni Della Rovere che utilizzò i grandi architetti di Federico da Montefeltro, Luciano Laurana e Baccio Pontelli.

PALAZZO DEL DUCA
Progettato per Guidubaldo II intorno alla metà del secolo XVI da Girolamo e Bartolomeo Genga, il palazzo è impreziosito al suo interno dallo splendido soffitto a cassettoni dipinto da Taddeo Zuccari.

PIAZZA ROMA
Vi prospetta il seicentesco Palazzo del Governo. La Piazza è arricchita dalla fontana del Nettuno, familiarmente chiamata dai senigalliesi Monco in piazza.

FORO ANNONARIO
Armoniosa struttura neoclassica in laterizio a pianta circolare, il Foro Annonario è stato costruito nel 1834 su disegno dell’architetto Pietro Ghinelli. Sede storica del mercato cittadino, il Foro diventa d’estate il suggestivo scenario di spettacoli e concerti.

CHIESA DELLA CROCE
La chiesa si presenta all’esterno con sobri caratteri di stile tardo rinascimentale, in contrasto con lo sfarzoso interno barocco. Visitandola si può ammirare la celebre Deposizione di Federico Barocci.

ROTONDA A MARE
La Rotonda a mare è il simbolo turistico della città sin dal 1933, anno della sua apertura. Suggestivo ritrovo dei villeggianti d’elite durante la stagione balneare, è stata restituita ai suoi antichi splendori nel luglio 2006. Con la sua originale forma “a conchiglia”, è un magico luogo d’incontro di impareggiabile qualità scenografica.

A Pasqua esce la particolarità di Senigallia, la gastronomia di alta qualità, tradizione e gusto.
Senigallia, città di mare , trova le sue radici gastronomiche nel pescato quotidiano dell’Adriatico: alici, sardine, sgombri, suri, triglie, moscardini, seppie, sogliole, pannocchie, cefali, vongole, cozze. La grigliata e il fritto misto dell’Adriatico sono i due piatti di tradizione marinara sempre presenti sulla tavola senigalliese. La grigliata deve essere rigorosamente “sa la mollica”, ovverosia con pane grattugiato insaporito con aglio e prezzemolo fresco. Nel fritto misto non possono mai mancare le zanchette, i guattoli, la parazzola. Suntuoso e ormai abbastanza raro da trovare il brodetto senigalliese . La vera ricetta dei “portolotti” prevede l’utilizzo di 13 diversi tipi di pesce, lentamente cucinati con soffritto di cipolla, pomodoro (meglio il concentrato di pomodoro), aceto. Il brodetto è ormai presente in pochi ristoranti e, comunque, sempre su prenotazione.
Sia la grigliata che il fritto misto dell’Adriatico non possono che non essere accompagnati dai “bianchi” delle colline prospicienti Senigallia: il Verdicchio dei Castelli di Jesi e il Bianchello del Metauro .
Saporita e naturale la “cucina di terra”
. Tra i piatti della tradizione contadina, in estate è una vera sorpresa scoprire l’ oca arrosto e, per il pranzo di Natale, la salsiccia matta , ormai prodotta su ordinazione solamente da alcune macellerie del centro storico. A Senigallia è possibile apprezzare anche una gustosissima porchetta lentamente cotta al forno a legna e insaporita con finocchio selvatico.
Per la porchetta si raccomanda un buon bicchiere di Lacrima di Morro d’Alba , il rosso delle nostre colline, mentre per gli arrosti di carne il vino consigliato è il Rosso Conero , un prezioso Montepulciano impregnato con la salsedine dell’Adriatico.
E’ tipica della tradizione senigalliese la pizza con il formaggio che, in passato, veniva preparata per le festività pasquali. E’ il trionfo del formaggio pecorino: grattugiato quello secco, a pezzetti quello fresco.
Il dolce della tradizione, a tavola, è il ciambellone . A Natale è abitudine accompagnare questo dolce con il vino di visciole , una bevanda dolce preparata con visciole macerate in zucchero e vino rosso (generalmente Sangiovese). Durante il periodo della vendemmia tutti i forni della città preparano le ciambelle con il mosto , profumate all’anice.
Senigallia ha anche una lunga tradizione olearia. Le colline prospicienti il mare sono infatti particolarmente vocate per la coltivazione dell’ulivo, da cui si ricava un apprezzatissimo olio monovarietale Raggia proposto da diversi piccoli produttori locali.
Negli ultimi anni si è dato avvio ad un importante progetto di valorizzazione del salame di Frattula , un prodotto di filiera con un rigido disciplinare che prevede esclusivamente l’utilizzo di suini allevati all’aperto su una ristretta area a nord della provincia di Ancona, comprendente anche una porzione del comune di Senigallia (Scapezzano e Roncitelli).
Senigallia riserva un’attenzione particolare anche alla filiera del pane, dalla semina fino alla sua produzione e commercializzazione. Il “ Pangallo ” è una importante esperienza di valorizzazione della filiera locale. Prodotto con grani coltivati a Senigallia e in Comuni limitrofi e lavorato in molini a pietra ancora attivi nel nostro territorio, il “Pangallo” viene prodotto artigianalmente da fornai di Senigallia e distribuito in diversi punti vendita della città. Un esempio virtuoso che premia il lavoro svolto da quanti hanno creduto su “ Pane Nostrum ”, la più importante manifestazione italiana di valorizzazione del pane che si svolge – ogni anno – nel terzo week-end di settembre.
Da oltre venti anni opera a Senigallia la cooperativa “ La Terra e Cielo ”, una delle più importanti realtà nazionali nel settore dell’agricoltura biologica. Sono famose anche all’estero le premiatissime paste realizzate con il grano duro a coltivazione biologica delle colline senigalliesi.

Pasqua a Senigallia ha un significato particolare: dona sapore, divertimnento, arte, tradizione, relax e molto altro ad ogni turista che si vuole affacciare a questa bellissima realtà di mare.

Gli hotel di Senigallia, con bellissimi centri benessere vi aspettano.

Vacanze di Pasqua a Firenze

La città di Firenze è una delle meraviglie della Toscana. Firenze ha 366.074 abitanti, capoluogo dell’omonima provincia e della regione Toscana, della quale è la città più grande e popolosa, nonché principale fulcro storico, artistico, fieristico ed economico-amministrativo.
Intorno ad essa si stende l’area metropolitana che comprende una popolazione di 976.969 abitanti su un territorio di 1.006 km², mentre l’Area metropolitana Firenze – Prato – Pistoia, ufficialmente istituita dal Consiglio Regionale della Toscana nel 2000, conta una popolazione di 1.506.098 abitanti.

Firenze si trova in una posizione scenografica, al centro di un’ampia conca ad anfiteatro, circondata su tre lati dalle incantevoli colline argillose di Cercina, appena sopra il quartiere popolare di Rifredi e l’ospedale di Careggi (a nord), dalle colline di Fiesole (a nord-est), di Settignano (a est), e di Arcetri, Poggio Imperiale e Bellosguardo (a sud). La piana dove sorge la città è attraversata dall’Arno (la città stessa divide il suo corso fra Valdarno superiore e Valdarno inferiore) e da corsi d’acqua minori come il Mugnone, il Terzolle e il fiume Greve.

Firenze è universalmente riconosciuta come città dell’Arte, con un inestimabile patrimonio di architetture, dipinti, sculture, memorie storiche e scientifiche, che formano il tessuto cittadino, come in un pulsante museo diffuso.

Il cuore di Firenze è piazza della Signoria, col maestoso Palazzo Vecchio, con la galleria di capolavori scultorei nella Loggia dei Lanzi e la vicina Galleria degli Uffizi, uno dei musei d’arte più rinomati al mondo. Poco lontano si trova il centro religioso della cattedrale di Santa Maria del Fiore, con la maestosa cupola (la più grande mai costruita) che, ai tempi del Granducato, si diceva che con la sua ombra arrivasse a coprire tutta la Toscana; l’enorme Duomo è magnificamente corredato dal Campanile di Giotto, uno dei più belli d’Italia, e dal Battistero di San Giovanni, con le celebri porte bronzee tra le quali spicca la dorata porta del Paradiso.

Il fiume Arno, che passa in mezzo alla città, occupa un posto nella storia fiorentina alla pari con la gente che ci vive. Storicamente, la popolazione locale ha una relazione di odio-amore con l’Arno, il quale ha portato alternativamente i vantaggi del commercio, e i disastri delle alluvioni. Tra i ponti che lo attraversano il Ponte Vecchio è unico al mondo, con le caratteristiche botteghe di gioiellieri nelle casette costruite su di esso. Attraversato dal nobile Corridoio vasariano, è l’unico ponte della città ad essere passato indenne attraverso la seconda guerra mondiale.

Oltre agli Uffizi, Firenze conta altri musei che sarebbero l’attrazione artistica principale di quasi ogni altra grande città del mondo: la Galleria dell’Accademia, il Bargello o la reggia di Palazzo Pitti con i suoi otto musei tra cui la Galleria Palatina. I fiorentini si vantano di possedere il migliore esempio di bellezza nell’arte sia femminile (la Venere del Botticelli) sia maschile (il David di Michelangelo).
Centro storico di Firenze Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO nel 1982, il centro storico di Firenze, conchiuso all’interno della cerchia dei viali tracciati sulle vecchie mura medievali, raccoglie i più importanti beni culturali della città.

Delimitato dal tracciato della cerchia muraria del XIV secolo, edificata grazie alla potenza commerciale ed economica raggiunta, conobbe nei due secoli successivi il suo massimo splendore.

Il centro storico può essere apprezzato nella sua interezza dalle colline d’intorno, in particolar modo dal Forte Belvedere, dal Piazzale Michelangelo con la Basilica romanica di San Miniato al Monte e dalla collina di Fiesole che offre uno dei panorami più suggestivi della vallata dell’Arno.

La riva sinistra dell’Arno, (l’Oltrarno) è una zona ricca di monumenti dove ancora oggi si respira, tra le sue secolari botteghe artigiane, l’atmosfera della Firenze di un tempo, descritta per esempio da Vasco Pratolini. Ma numerosi sono gli spunti letterari in tutta la città: dai quartieri delle case torri, dove le lapidi ricordano i versi che proprio questi luoghi ispirarono a Dante Alighieri, alla serenità delle ville medicee, dove spesso si riuniva l’accademia neoplatonica di Lorenzo il Magnifico, fino ai teatri alla Pergola e del Giardino di Boboli, dove vennero messi in scene per la prima volta i melodrammi che portarono all’opera lirica.

Firenze come “culla del Rinascimento” ha i suoi capolavori nelle opere di Filippo Brunelleschi (lo Spedale degli Innocenti, la chiesa di San Lorenzo e quella di Santo Spirito) e di Leon Battista Alberti (la facciata di Santa Maria Novella e Palazzo Rucellai), ma anche altri periodi artistici hanno lasciato i loro capolavori assoluti: dal romanico di San Miniato al Monte, al gotico di Santa Croce (dove si trovano le sepolture delle italiche glorie, come le definì Ugo Foscolo, pure lui ivi sepolto), alle stravaganze del Manierismo del Giambologna o di Bernardo Buontalenti (come la Fontana del Nettuno o il Giardino di Boboli), fino ai capolavori dei grandi architetti italiani del Novecento come la stazione di Santa Maria Novella e lo Stadio Artemio Franchi, rispettivamente di Giovanni Michelucci e Pier Luigi Nervi.

Firenze accoglie eventi, manifestazioni e feste legate alla Pasqua. Dal venerdì santo al lunedì di Pasquetta la città si anima con rievocazioni religiose che ripropongono la Passione di Cristo, ma moltissimi sono anche i riti pasquali appuntamenti folkloristici con sagre, mercatini dell’ antiquariato e eventi nightlife.

Da non perdere la domenica di Pasqua, di fronte al Duomo di Firenze, una delle cerimonie più antiche e suggestive della città: lo Scoppio del Carro. Anche a a Figline Valdarno la pasqua viene festeggiata con il tradizionale Scoppio del Carro accompagnato dal corteo storico con sbandieratori. Grassina ripropone l’antico corteo storico per le vie del paese con figuranti in costume con la Rievocazione della Passione di Cristo. Qui un elenco delle iniziative del periodo Pasquale in Toscana.

Bellissime e tantissime in questo periodo le mostre a Firenze e dintorni.

Pasqua a Firenze è arte, divertimento, tradizione, cultura, gastronomia e tanto altro. Gli Hotel della città sono attrezzati e offrono pacchetti vacanze Pasquali, che soddisfano ogni esigenza.

Firenze è la culla del Rinascimento, venitela a scoprire.